La rappresentazione iconografica dei costumi sardi ora è a tutti nota, ma quando all´inizio dell´Ottocento fu pubblicato il libro ´Royaume de Sardaigne. Costumes dessiné sur les lieux par A. Pittaluga´, è facile immaginare la meraviglia e lo stupore dei lettori nell´ammirare i disegni, ´opere di straordinaria qualità artigiana, dei veri gioielli di disegno, stampa e colore… La ricchezza dei dettagli, nonostante una certa ´maniera´ dei disegni, mostrano un mondo plurale del vestire assolutamente lontano dalle nostre esperienze´ come afferma il professor Pietro Clemente nella sua dotta introduzione al volume.
I 25 disegni vedono prevalere le figure maschili, 16 contro 9, cosa abbastanza sorprendente.
Con una attenzione anche per il costume da parata, di tipo militare che pare più legato al medioevo europeo che all´etnico sardo. Prevale la provincia di Sassari. L´autore sembra, come tutta l´iconografia di questi anni, interpretare in modo personale l´idea di ´disegni fatti sul posto´. In effetti spesso i costumi dei vari disegnatori della prima metà dell´Ottocento sono scarsamente confrontabili, e non mancano tracce di sterotipia. Qui forse soprattutto in una certa omologazione delle scarpe maschili (con uose) e femminili e una predilezione per i costumi di possidenti o benestanti (sempre con scarpe ad esempio, salvo due casi) e festivi piuttosto che quotidiani.
Si tratta in ogni caso di opere di straordinaria qualità artigiana, dei veri gioielli di disegno, stampa, colore.
Benvenuti dunque i costumi del Pittaluga che così tanto ci fanno viaggiare con l´immaginazione, in un turismo nel tempo e nelle forme di una Sardegna in parte scomparsa in parte ricostruita, e che così bene misurano con il gesto della penna la modalità di sardi di essere – diversi – nella storia.