Catàlogu

El tiemplo del diablo

El tiemplo del diablo

nuove storie di fotogiornalismo

a incuru de Dario Coletti

Introdutzione de Sonia Borsato

Postfazione di Manuela Fugenzi

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ISBN
978-88-88915-52-4
Editore
Soter
Co-editzione
-
Genia
Catàlogos
Matèria
Artes figurativas e fotografia
Collana
Fotografia
Editzione
2009
Formadu
Pabìru
Pàginas
46
Rilegadura
Pintzadu cun subracoperta
Mannesa
15 x 21 cm
N° volumi
1
Figuradu
Limba de publicatzione
Italianu
Limba originale
-
Testu a fronte
-
Incruidu
-
Iscolàsticu
No
Disponibilidade
In cumèrciu
Distributzione
Preju
10,00 €

El tiempo del diablo è quando salgono le ombre e nel buio, squarciato da occhi di sangue, fiammeggianti come l´inferno, senti le imprecazioni e le preghiere delle anime che chiedono giustizia. Quando la follia omicida esplode e non c´è tregua per nessuno. È quando i semplici si barricano nelle case per mettere i propri cari al riparo dall´odio. È quando sulle spiagge dei paesi poveri, gente del mondo ricco acquista per pochi dollari un bimbo al mercato del sesso, o quando sulle spiagge dei paesi ricchi, approndano fuggiaschi stremati animati dall´unica ambizione di lasciarsi alle spalle la guerra, la carestia l´epidemia; eserciti di naufraghi alla ricerca di pane e dignità. El tiempo del diablo è dove la felicità è vietata e si consuma un sesso a pagamento senza baci, dove gli schiaffi e le sopraffazioni sostituiscono le carezze; è dove giovani donne d´altri paesi vengono stuprate, ferite, vendute e comprate; è dove squadroni della morte cercano fanciulli da macellare, da mutilare senza pietà, da ammassare senza sacramenti. Rappresentazione orrida e senza pace di una contemporanea pietà orfana di madri e di madonne. È nelle fabbriche improvvisate in capannoni senza aria e luce, dove bambini e bambine, per produrre beni di prima futilità per uomini e donne annoiati del mondo occidentale, perdono assieme alla fanciullezza, la luce negli occhi e nel sorriso,. È dentro un asilo nido bombardato da una fazione o dall´altra. È dove le madri perdono i figli e i nipoti i nonni. È dove cadono vittime ignare e innocenti.
[…] È nel tempo del diavolo che appaiono angeli della verità equipaggiati con telecamere, microfoni e fotocamere. Svolgono il compito di informarci compiutamente dei fatti. Lo fanno, spesso, a rischio della loro incolumità. Quelli che presento in questa pubblicazione, sono conosciuti internazionalmente col nome di photoreporter e hanno il ruolo di riportare i fatti di cui sono testimoni volontari attraverso immagini ferme.
Vite di sopraffazioni, contrasti di millenni raccolti sintetizzati in pochi sessantesimi di secondo. Fatti svelati attraverso le ombre e le luci, perchè tutti sappiano. Affinchè gli assassini siano puniti. Affinchè chi è caduto sia ricordato. Affinchè tutto il male che governa il mondo non accada più, anzi, scompaia.
Il loro compito è quello di lavorare quando esplode il furore per ripetere all´infinito che la guerra è brutta, che la sopraffazione di un individuo sull´altro è vietata da una religione umana troppo spesso dimenticata. Che è possibile, anzi consigliata, per un giusto passaggio su questa terra, una esistenza di cooperazione e armonia. Questi professionisti sono il campanello d´allarme dell´umanità.
[…] Se dovessimo definire questi miei fratelli con termini antichi potremmo dire che sono nomadi perché la loro patria è il mondo, sono cacciatori perché non c´e segno o simbolo che non riescano a stanare e sono sciamani, perché sanno leggere nel tempo quello presente e quello futuro e perché sono i dominatori del lampo e del buio. Anche se intimoriti da una minaccia potente riescono a mantenere la loro posizione imprigionati dal loro dovere:di raccontare. Avere la lucidità e il coraggio di accettare questo ruolo fino in fondo non è cosa comune. È necessario prendersi delle responsabilità, vedere la propria vita come elemento in continua trasformazione, rinunciare ad una vita comoda e semplice.
In ultimo voglio rivolgermi direttamente a questi sei colleghi. A Marco, Massimiliano, Gianluigi, Alfredo, Riccardo e Matteo. Voglio confessarvi, stavolta, che non credo al mezzo fotografico come registratore di verità. Lo percepisco, semmai, come generatore di inganni. E devo confessarvi, inoltre, che credo fermamente nella vostra versione dei fatti, quei fatti che avete registrato quando noi non potevamo essere presenti, quei fatti che come umanità abbiamo bisogno di conoscere: per avere uno sguardo critico su ciò che accade nel mondo. Io al vostro racconto ci credo in modo assoluto. Lo giuro.
(Dario Coletti, La fotografia nel tiempo del diablo, pag. 24-25)