Quest´opera mette in scena i temi classici della tragedia greca, da Eschilo a Sofocle, e usa un accadimento, del mito o del reale, per entrare nel profondo della storia degli uomini e proporne il contrastato cammino, lacerato dal dovere di essere, di scegliere. Tarthèsh, erede della stirpe regale di Tartesso, mitica città mineraria sulla costa spagnola distrutta dai cartaginesi, arriva a Nora, sul mare della costa meridionale della Sardegna, Ichnussa. Nel dialogo che si muove nella scena i personaggi sono archetipi della riduzione all´essenziale dei fatti della società umana, che si muove fra la vita, la morte, il potere, l´inganno e la colpa, l´amore per il proprio popolo, la libertà della ragione e il destino inevitabile. Rappresentazione non didattica ma sostanziale, orientata a cogliere nel mito, nella leggenda tramandata o nel particolare di una storia individuale, l´universale dell´umano nel travaglio che la libertà concede come possibilità. E se il coro, classicamente, tiene unite le parti della narrazione e ne alimenta il pathos, al vecchio Lao è affidato il compito di prendere per mano il giovane Tarthèsh per accompagnarlo nel tratto di strada che deve fare per essere padrone della sua anima. La tragedia è nel contrasto fra il daimon, l´anima individuale che include in sé il destino, e la coscienza che di quell´anima è progressiva consapevolezza. Nel contrasto del compiersi del destino è la tragedia. Tarthèsh è stato educato per conservare la memoria d´una stirpe costretta a disperdersi dalla violenza dominatrice dei cartaginesi ma non sa ´dove va il cielo. Dove andrà il cielo questa notte´. Ha subito le offese che si fanno allo straniero, ha sofferto la privazione e il dolore, messo alla prova ha manifestato la sua regalità e con essa ha caricato sulle spalle il dovere di proteggere il popolo dallo stesso nemico che lo costrinse all´esilio dalla sua prima patria. Dovrà farlo superando l´incertezza.